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Magico Natale nella cittadina fiabesca

| Maria |

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Vi racconto il mio Magico Natale

L’attesa è un’amica intima della pazienza. Parola con cui ho dovuto fare nella mia vita molte volte i conti. Pensandoci, sarà il periodo, ma la associo al natale. Da quando ho ricordi, la nostra casa di famiglia si trasformava in una piccola fabbrica con la produzione di biscotti e pasticcini infiniti. Alcuni dovevano essere preparati un bel po’ di giorni prima, perché assorbissero l’umidità dell’aria e diventassero morbidi. Sono una specie di panpepato, con tantissimo miele, noci e cannella. All’origine venivano decorati solo con le noci e uvetta, successivamente sono diventati fonte di grandi ispirazioni per le decorazioni con la glassa di zucchero bianca, trasformandosi in una sorta di pizzi ricamati. Vere e proprie opere d’arte che necessitavano di tanta pazienza per essere realizzati.

Calendario d’avvento

Credo di aver avuto 6 anni, quando ho ricevuto il mio calendario dell’avvento. Sicuramente ce ne sono stati altri nella mia vita, ma questo è quello che ancora ricordo e che associo alla pazienza e all’attesa. Purtroppo negli anni mia mamma l’ha buttato, ma provo a descrivervelo.

Mia madre è una di quelle persone che ama fare le cose fatte bene e ha capacità incredibili di precisione e di gusto. Quel calendario non sembrava per niente un oggetto fatto a mano, era perfetto come fosse tagliato a laser.Quell’anno realizzò il calendario e delle bellissime calze per S. Nicolò.

Il calendario era fatto in morbidissimo panno bianco. Sulla tela con cui era preparato, era stato cucito un volto d’angelo con le ali giganti e suoi morbidi capelli ricci.

Teneva 24 fili d’oro, realizzati all’uncinetto su cui erano appese 24 scatoline dorate, ognuna con il proprio numero, contenente piccoli pensierini.Era bellissimo. Mia mamma in questo è magica. Ha delle abilità invidiabili e finché ero piccola, riusciva creare per me un’ atmosfera magica e sorprendermi sempre.

Nascondiglio per i regali

Con gli anni sono diventata più vivace e scoprivo quasi sempre i regali in anticipo, ma di questo vi ho già parlato nei giorni scorsi.Mi è servito per imparare a nasconderli meglio di lei e a cambiare il loro posto! 

Quell’anno ha realizzato per noi, me e miei fratelli, anche le calze per i doni di S. Nicolò, che passa la notte del 5 dicembre. Fatte con panno rosso, tinto da lei (credetemi, non so quando lo facesse!) e il bordo in pelliccia sintetica bianchissima. So di averle anche indossate per provare come si camminasse con gli stivali di S. Nicolò.

Ogni calza/stivale aveva un disegno diverso, il mio aveva un albero con la punta a forma di stella, le candeline e le palline erano delle perline bianche. Credo sia stato questo suo modo di essere a trasmettermi la voglia di fare le cose bene e di prendersi cura e sorprendere.

Fabbrica di Babbo Natale

Una volta, quando non avevo ancora bambini, quindi prima del 2004, il mese di dicembre era dedicato a produrre regali per gli amici. Amavo preparare confetture particolari, realizzavo piccoli oggetti come profuma cassetti in gesso, palline decorate e chissà quante altre cose oltre ai famosi biscotti natalizi. Mi ricordo che un giorno venne a trovarmi uno dei mie fratelli dalla Slovacchia un po’ a sorpresa. Quando entrò in casa, vide il mio mini salotto trasformato in laboratorio e mi disse queste parole: La tua casa sembra la fabbrica di babbo natale…e un po’ forse lo era.

Donare cose fatte a mano o cercare gli oggetti giusti faceva parte dell’attesa del natale. Quando eravamo piccoli, al contrario di ciò che accade ora, il mese di dicembre era ritmato da scadenze ben precise. Il 6 dicembre arrivava S. Nicolò. Ricordo di averlo visto solo qualche rara volta, mentre si aggirava tra le case con 2 angeli e lucifero a portare i doni ai bambini buoni. Nella nostra casa, l’usanza era : pulire bene le scarpe e metterle sotto la finestra, così se eravamo stati bravi, la mattina dopo ci trovavamo all’interno qualche dono. E’ paragonabile alla Befana, portava frutta, noci e qualche dolciume.

In altre zone della Slovacchia, festeggiavano anche S. Lucia, ma noi non abbiamo conosciuto questa tradizione.

Preparativi per il Magico Natale

Trascorrevamo giorni a preparare biscotti e dolciumi e, il 23 sera, bisognava aver terminato tutto, andare a letto presto perché la mattina dopo bisognava essere freschi per preparare la cena della vigilia.Una sorta di tour de force. Al mattino appena svegli ci aspettava la prima sorpresa : l’albero di natale. Si, avete letto bene. L’albero di natale era il primo dono, che arrivava nella notte del 23 da parte di Gesù. Strano vero? In Slovacchia non passa Babbo natale.

Il 24 si stava a digiuno fino a cena. I piatti non contenevano carne. Essendo stati a digiuno, si cenava molto presto, e tutt’ora mia mamma ha mantenuto questa tradizione: mi chiama per farci gli auguri dopo che hanno cenato e noi siamo ancora in alto mare : ) Dopo cena, e solo dopo aver mangiato tutto, si rientrava nelle camere ad attendere pazientemente il suono della campanella che segnava che Gesù era passato. Quel tempo era infinito!

Serviva a sistemare i doni sotto l’albero e, forse, anche a prendere fiato dopo la corsa dei giorni precedenti. Immaginatemi così, impaziente, ad aspettare quel magico suono della campanella che sembrava non arrivasse mai!!! Quando lo sentivamo, solitamente, era una gara a chi arrivava per primo. E che stupore nel vedere quei pacchi avvolti dalle carte colorate, i fiocchi e le luci dell’albero, tutto era magico. Il Natale è magico.

I doni erano cose utili, questa era la regola della famiglia, dettata anche dall’umiltà e dalla semplicità. Solo qualche volta i giochi. Se vi siete persi il mio precedente articolo dove ne parlo, eccolo. Penso avrete compreso che per me sono ricordi indelebili, e forse per questo amo così tanto il natale. Mi piace realizzare e far realizzare oggetti, scelti per stupire e probabilmente rivivere quei momenti magici e tornare ad essere un po’ bambini..

Chi mi conosce bene sa quanto amo il Natale. Andrea, il mio più caro amico, lo può garantire. Il mio amore per il Natale, nel tempo, è riuscito persino a scardinare le sue ritrosie e a farlo apprezzare anche a lui. Ormai sono trascorsi due anni, da quando ha iniziato persino a cantare le canzoni natalizie. Ci avrò messo almeno 10 anni per ottenere questo risultato, ma l’amore è contagioso, vince sempre. 

Chissà, magari quest’anno potrebbe persino decidere di fare l’albero di natale, sarebbe un successone.

Anche voi avete l’amore cronico per il natale? 

Probabilmente è stato proprio quel magico calendario d’avvento ricevuto all’età di sei anni a segnarmi per sempre. Se non l’avete ancora letto, ne parlo nella sezione del sito about me.

Wedding Planner • Maria Mayer • firma

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